IL FILO DELLA VITA – IL TELAIO
Ispirata dall’immagine che Diego Frigoli ci regala nel suo ultimo libro Il telaio incantato della creazione, prendo tra le mie mani un telaio e, come sono solita fare, cerco di fare esperienza di quel movimento di tessitura e di quell’immagine-simbolo, strumento antico e carico di significato.
Faccio esperienza del tessere, esperienza della costruzione del telaio, del riporre l’ordito dal basso all’alto e dall’alto al basso, esperienza della spola che ondeggia con moto sinusoidale tra l’ordito, che via via sparisce nell’avvicendarsi del filo che si accosta, dando vita a forme, colori. Sparisce l’ordito nel viaggio di costruzione della trama. Rimane la trama sostenuta dall’ordito nel suo dispiegarsi nello spazio-tempo.
Guardo il telaio nella sua forma rettangolare, con le sue tre dimensioni ben chiare e mi viene in mente di averne un altro in casa, che usavo da bambina. Lo prendo e risperimento di nuovo lo strumento. È rotondo. Predispongo l’ordito e nel movimento circolare che non ha più una direzione orientata da punti cardinali, vivo quel movimento circolare come orbite che vanno a unire punti opposti, equidistanti della circonferenza del telaio. I punti opposti sembrano toccarsi tutti al centro e con stupore guardo il centro: è vuoto. I raggi dell’ordito, polari, danno vita a un centro che è vuoto. Comprendo di essere di fronte a un simbolo. Un’intuizione?
Mi sovviene alla mente il Campo A o Campo di Punto Zero o Campo di “vuoto” quantistico di Laszlo, poi Giordano Bruno “L’universo è tutto centro e tutto circonferenza”. Mi fermo, fermo la mente e semplicemente contemplo quel simbolo tra le mie mani.
«Il simbolo non è un concetto, non è un senso nascosto, ma è un’azione della mente che compone gli opposti secondo la legge della misura e della coerenza delle forme esaminate.» Diego Frigoli
Da Atti del Secondo Congresso di Ecobiopsicologia 18-19 maggio 2024, Milano