ATELIER DI RICERCA E PRATICA TRANSDISCIPLINARE

Perché un atelier di ricerca transdisciplinare?

Suggerisce di avere la modestia di riconoscere che il momento in cui viviamo non è quel momento unico, fondamentale o dirompente della storia, in cui tutto finisce o tutto inizia. La modestia di dirci che il momento in cui viviamo è molto interessante e deve essere analizzato, decostruito; quindi dobbiamo porci la domanda: che cosa è il nostro oggi?

Oggi è principalmente un momento di transizione. Facciamo parte della scena. Come soggetti siamo influenzati, ma allo stesso tempo il modo in cui agiamo, ciò che facciamo, le scelte che compiamo determinano il nostro tempo, perché siamo noi stessi ad alimentare e determinare la realtà che ci circonda.

Come possiamo mettere in discussione criticamente i nostri paradigmi? La nostra sfida non è solo quella d’incoraggiarci a rivedere i nostri paradigmi di riferimento attuali e creare nuovi dispositivi, ma anche riconoscere e prendere in carico le nostre stesse rappresentazioni in conflitto, mettendo in discussione ciò che abbiamo ereditato per consentire la trasformazione.

Floreser è uno spazio in cui si incoraggia il pensiero, per far sì che possiamo porci meglio di fronte ai bisogni urgenti e ai progressi accelerati caratteristici di questa era.

E in questo senso, la formazione Floreser ha come punto centrale la costruzione di un pensiero critico, autonomo, che favorisce la capacità di dialogo e promuove atteggiamenti, relazioni e abilità che rivelano quali possano essere le possibili trasformazioni da incoraggiare di fronte alle nuove sfide. In questo modo possiamo avere una visione integrale del Tutto, possiamo metterci in discussione, elaborare, consolidare, dare nuovi significati o costruire un approccio diverso al reale.

All’interno di questa cornice scopriremo che ciò che configura l’uomo è il risultato dell’interazione tra individui, gruppi e società. In un certo modo questa interazione è l’espressione della nuova situazione sociale. Allora dobbiamo approfondire questa interazione perché è da qui che ogni individuo parte per porsi domande sul contesto/realtà, che è il “testo” del loro apprendimento (cosa viene domandato/chiesto, come viene domandato/chiesto?).

Saperi che si incontrano

La conoscenza senza precedenti dei saperi del nostro tempo rende legittimo l’adattamento delle mentalità a questi saperi che porta a un linguaggio disciplinare specifico e a organizzazioni chiuse rispetto alla conoscenza. Ciò non premette una vera comprensione della complessità del fenomeno umano e della vita.

Una prima risposta alla necessità posta dalla complessità è l’approccio multidisciplinare che concerne lo studio di un oggetto di una singola disciplina all’interno di più discipline diverse allo stesso tempo. Per es. posso studiare un quadro di Giotto da un punto di vista chimico, fisico, storico, letterario, antropologico, psicologico, etc… l’oggetto risulta così arricchito dagli incontri di più discipline, ma questo arricchimento rimane a servizio esclusivo della disciplina.

C’è poi un approccio interdisciplinare che risponde a un’esigenza differente della conoscenza, ossia il trasferimento di metodi da una disciplina a un’altra. Anche l’interdisciplinarità supera i confini della disciplinarità ma la sua finalità resta nell’ambito della singola ricerca disciplinare.

La transdisciplinarità attiene invece a ciò che è insieme dentro le singole discipline, attraverso le differenti discipline e al di là di tutte le discipline. La sua finalità è la comprensione del mondo presente, di cui uno degli imperativi è l’unità della conoscenza.

Disciplinarità e transdisciplinarità sono complementari. Disciplinarità, multidisciplinarità, interdisciplinarità e transdisciplinarità sono le 4 frecce di un solo arco della conoscenza volto a comprendere il senso della vita e del mondo.

Perché offriamo questa formazione?

Alcune tecnologie sociali funzionano molto bene nelle mani di alcuni professionisti, ma in altri casi l’applicazione degli stessi strumenti non porta a cambiamenti significativi. Perché gli stessi strumenti sono efficaci nelle mani di alcuni e inefficaci nelle mani di altri? L’essenza della risposta è semplice: la qualità dei risultati prodotti da qualsiasi sistema dipende dalla qualità della coscienza da cui le persone operano nel sistema.

La formula per un processo trasformativo non è “la forma segue la funzione”, ma “la forma segue la coscienza”. La struttura della coscienza e dell’attenzione determinano il percorso lungo il quale una situazione si attua. In questo senso, Floreser è il nostro contributo. In Floreser riconosciamo che siamo responsabili della nostra esperienza.

Consideriamo importante la qualità empatica generata nel lavoro. In altre parole: “L’uomo pienamente realizzato è qualcuno in cui le porte della percezione sono state purificate”; Questa è la capacità di vedere le cose come sono, libere dalle influenze del desiderio egoistico, dall’avversione, dall’ignoranza e dalla paura.

Floreser si articola in 3 anni: 3 livelli; 9 incontri residenziali esperienziali per anno e approfondimenti teorici online su piattaforma dedicata. due livelli base più uno avanzato.

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Francesca Violi
Marina Seghetti

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