DIALOGARE CON L’IRRAZIONALIZZABILE.
DIALOGO CONSCIO.INCONSCIO

di Francesca Violi

 

L’articolo che segue è un riepilogo dei temi trattati durante l’evento  Dialogare con l’irrazionalizzabile. Dialogo conscio.inconscio. tenuto il 3 giugno 2021 all’interno della cornice del Festival della Complessità, Festival a Km Zero alla sua XI edizione dal titolo Tra certezze e incertezze. L’evento, organizzato da Associazione Speira, è stato tenuto via Zoom, da Francesca Violi, psicologa psicoterapeuta Ecobiopsicologia.

 

Quest’anno, proprio ispirandomi al titolo del Festival “Tra certezze e incertezze”, ho sentito l’esigenza di parlare di un tema a me molto caro, perché ricerca di una vita, e, per il momento storico che stiamo vivendo, molto attuale: il dialogo con l’incertezza e con l’irrazionalizzabile, il dialogo tra il conscio e l’inconscio per dirla con la specificità delle mie competenze e il tema del Sè. L’incontro vuole essere un spunto di riflessione e apertura, un invito a mettersi in gioco.

Partiamo dal titolo, Edgar Morin nel suo libro Scienza con Coscienza tratta di pensiero complesso e appunto di scienza con coscienza, un libro che consiglio a tutti per la profondità e le aperture.

Cerco di  riassumere le sue parole, senza voler essere né  esaustiva né banale, nel libro egli afferma che il problema  che  pone  il  tema della  “complessità” allo  scienziato si  gioca  su  numerosi fronti. – e aggiunge –  Il  pensiero  complesso,  capace  di  far progredire  verso  un  nuovo  modo  di  descrivere  la  realtà,  “deve  soddisfare  numerosissime condizioni per essere tale:

  1. deve collegare l’oggetto  al  soggetto  e al suo ambiente;
    2. deve  considerare  l’oggetto  non  come oggetto  ma  come  sistema/organizzazione che  pone  i  problemi  complessi  dell’organizzazione;
    3. deve  rispettare  la  multidimensionalità degli esseri e delle cose;
    4. non  deve  più  disintegrare  il  mondo dei  fenomeni,  ma  tentare  di  renderne  conto mutilandolo il meno possibile;
    5. deve  lavorare/dialogare  con  l’incertezza, con l’irrazionalizzabile[1].

Apro una piccola parentesi sui termini lavoro e dialogo utilizzati insieme da Morin. Per lavoro in fisica si intende l’impiego di energia scambiata tra due sistemi; più semplicemente si parla di lavoro quando si ha un’applicazione di un’energia per il conseguimento di un fine determinato. Questa diade unita ci sottolinea proprio l’importanza dell’impiego di energia attiva da parte dei due sistemi, il cui fine determinato sia il dialogo stesso.

Che cos’è l’irrazionalizzabile?

Ciò che sfugge alle leggi razionali, ciò che non è comprensibile con la logica lineare e causale, ciò che va oltre la ragione, infatti Morin parla anche di irrazionale, a-razionale e sovra-razionale (parentesi che non apriremo qui stasera per limiti di tempo).

Morin critica la ragione chiusa in favore di una ragione aperta tesa verso l’irrazionalizzabile, base per un pensiero complesso.

Ecco cosa dice Morin parlando  della ragione chiusa e del superamento della ragione chiusa[2]
“La ragione chiusa rifiuta come inassimilabili porzioni enormi di realtà, che diventano allora la schiuma delle cose, delle pure contingenze.  Così sono state respinte: il problema della relazione soggetto / oggetto nella conoscenza;  disordine, il caso;  il singolare, l’individuale (che la generalità astratta ha schiacciato);  l’esistenza e l’essere”.  – e aggiunge – La poesia, l’arte, che possono essere tollerate o mantenute come intrattenimento, non potrebbero avere valore di conoscenza e verità, e tutto ciò che chiamiamo tragico, sublime, derisorio, tutto ciò che è amore, dolore, umorismo, ben inteso, viene rifiutato. Solo una ragione aperta può e deve riconoscere l’irrazionale (casi, disordini, rotture logiche) e lavorare con l’irrazionale;  la ragione aperta non è repressione, ma dialogo con l’irrazionale”.

Ecco che in un tempo come il nostro così dominato dalla scienza riduzionista, credo che le parole di Morin ci possano aprire la mente indicandoci una direzione per uscire dalla logica serrata della ragione chiusa, recuperando quei lati più umani ed emotivi, creativi e illogici, dove l’individuale torni ad essere al centro e con esso l’essere e l’esistenza.

Il vero punto dunque è aprire la mente e aprirsi a un dialogo con l’irrazionale, il mistero.

Il problema della complessità e del pensiero complesso, che Morin, riferisce allo scienziato,  lo amplierei a tutti gli uomini, essendo in realtà il tema del venire a spiegazione e a contatto con l’ignoto, l’irrazionale e l’inspiegabile, un problema posto da tutte le religioni e un tema che tocca basicamente e immediatamente tutti noi come essere umani.

Quindi la vera domanda è COME lavorare/dialogare con l’irrazionalizzabile senza venire meno agli altri quattro punti suddetti?

Qui nello specifico entro nel mio campo e nel dialogo tra conscio.inconscio e parto da Carl Gustav Jung.

Per Jung l’intera totalità psichica ha centro nel Sé[3] che è composto di conscio e inconscio (personale e collettivo) .

L’Io o complesso dell’Io, deve entrare in relazione col Sé e porsi al suo servizio.

 

Vediamo che Jung nella descrizione della struttura dell’intera totalità psichica, che vedete qui sopra, individua diversi sistemi tutti interrelati tra loro. Immaginate la rappresentazione in 2D come se fosse in 3D, una sfera in cui il Sé è il centro della sfera e si estende a contenere tutti gli altri sistemi, siano essi coscienti, siano essi inconsci. Il punto cruciale è come le parti coscienti si pongono verso le istanze inconsce.
Ecco perché Jung parla di quanto sia importante che l’Io sia al servizio del Sé, per non perdere la natura auto-equilibrante tra i due sistemi conscio e inconscio.

Se approfondiamo ulteriormente la descrizione che egli fa della struttura psichica della coscienza dell’uomo, descrivendo nello specifico la struttura dell’Io, Jung individua due tipologie (introverso e estroverso) e quattro funzioni (due razionali – pensiero e sentimento e due irrazionali – sensazione e intuizione[4]).

Senza soffermarci a lungo sulla tipologia junghiana. Ho riportato qui la struttura proprio perché si possa  vedere che l’apertura verso l’irrazionale è una predisposizione innata in ogni individuo. Solitamente infatti  ogni individuo predilige una funzione razionale (dominante) e una irrazionale (ausiliaria). E deve completare la sua crescita attivando le altre funzioni complementari nell’arco della vita.

 

Se le due razionali le conosciamo bene per quanto riguarda i temi di giudizio e di valutazioni di valore (sentimento – bello/brutto, buono/cattivo) o di logica (pensiero – giusto/sbagliato, vero/falso), spenderei invece due parole su quelle irrazionali: la sensazione ha la base nel corpo e l’intuizione  nella vera imaginatio[5].

Quindi il punto è rendersi conto di questa predisposizione innata e lavorare affinchè l’Io sia al servizio del Sé.

Per Jung, infatti, la totalità psichica che ha centro nel Sè è un sistema autoregolatore. Quando però all’inconscio non è concesso di agire come influenza regolatrice a causa dell’atteggiamento unilaterale della coscienza (ragione chiusa di Morin), il carattere originariamente favorevole dell’inconscio diventa sempre più negativo.

Come poter dunque  recuperare la proprietà di autoregolazione?

Il sogno[6] è la via regia per prendere contatto con l’inconscio e il Sè[7].

Jung, riconoscendo la complessità dell’analisi dei sogni anche in un percorso analitico, si chiese come potevano i pazienti una volta congedati dall’analisi a proseguire nel dialogo con l’inconscio in maniera autonoma ai fini di mantenere autonomamente la capacità autoregolatoria propria della totalità psichica.

Jung sperimentò su se stesso e chiamò Immaginazione  attiva, la tecnica di equilibrio tra coscienza e inconscio che poteva essere svolta una volta terminato un percorso terapeutico o durante lo stesso.

Hannah Barbara[8], allieva di Jung che più di altri portò avanti l’immaginazione attiva su un piano terapeutico, ci dice che essa ha una influenza guaritrice .

La Barbara aggiunge: “all’origine dell’immaginazione attiva sta un’antica esigenza dell’umanità: ogni tentativo dell’uomo di venire a spiegazione con quella realtà invisibile, soprannaturale ed eterna che egli ha sempre sentita alla base e all’origine della propria esistenza, ed è compiuto attraverso una forma di contemplazione, meditazione o dialogo (nata spontaneamente oppure ottenuta attraverso particolari tecniche)”.

Il punto importante affinchè l’immaginazione attiva sia tale è COME SI PONE L’IO.

Può essere passivo, ossia abbandonarsi alle emozioni senza critica oppure  attivo e per attività si intende il lavoro sostenuto dall’io per registrare e accettare, senza disturbare il flusso dei contenuti inconsci e per capire quando e come entrare in dialogo, la capacità di stare in dialogo reale coi contenuti del proprio inconscio, accettando, registrando, interrogando e rispondendo, senza che l’apparente assurdità delle cose lo induca a prendere alla leggera l’esperimento; al contrario è necessario prendere con la massima serietà e considerazione tutto ciò che l’inconscio presenta arrivando a poter vivere le proprie emozioni e reazioni al riguardo come se avesse a che fare con cose e persone concrete (estrema concentrazione e grande apertura mentale).

Per fare immaginazione attiva è necessario un profondo atto di umiltà e un grande coraggio e assenza di manipolazione da parte dell’Io.

Possiamo identificare dunque quattro tipi di immaginazione, in un continuum che va dalla fantasia alla vera imaginatio:

– IMMAGINAZIONE PASSIVA: il soggetto passa da una fantasia all’altra restando nel cerchio sterile dei propri complessi oppure si gode lo spettacolo offertogli dalle sue fantasie da un punto di vista esclusivamente estetico, senza intervenire.

– IMMAGINAZIONE ATTIVA CON ATTIVITA’ EGOICA INADEGUATA: l’io ha tendenza a non rispettare i contenuti inconsci per quello che sono ma a correggerli o per motivi morali o estetici. Invece di interrogare quando non capisce o ha paura, modifica istintivamente.

– IMMMAGINAZIONE  ATTIVA INDIRETTA (ARTE): l’io non è messo a confronto con l’inconscio direttamente ma non l’espressione plastica e figurativa di esso.

–  IMMAGINAZIONE ATTIVA DIRETTA[9]: uditiva o visiva.

Il grande esempio di immaginazione attiva diretta che Jung ha reso noto nel 2009 in inglese al mondo è il Libro Rosso, scritto tra il 1913 e il 1930 e pubblicato in italiano nel 2010.

Qui apro una parentesi personale. Lo stesso giorno in cui usciva la versione italiana alla libreria Feltrinelli nel novembre 2010 ho presentato il mio libro Lilith. Risveglio di un Ombra, Ed. Persiani. Non vi dico ciò per fare pubblicità al libro, in quanto sono rimaste in circolo solo poche copie e non lo ristamperei così come l’ho pubblicato, ma lo farei evitando l’”errore” fatto.

Lilith è un libro in tre parti, la prima saggistica, la seconda  è un estratto della la raccolta  dai miei 13 ANNI di sogni, pensieri e immagini disegnate, che ho tagliato e manipolato per motivi editoriali, e l’ultima interamente dialogica, unica parte del tutto originale e flusso unico di immagini avvenuto alla fine della stesura delle altri parti del libro, di cui comunque mancano le immagini originali relative al testo, così come in tutto il libro le immagini originali sono state sostituite da quadri famosi.

Ecco, leggendo il Libro Rosso ho compreso che, manipolando e tagliando, modificando e spostando il materiale onirico e le immagini che avevo raccolto negli anni avevo creato sì un libro, ma anche un meraviglioso esempio di immaginazione attiva con attività egoica inadeguata! Avevo snaturato ciò che in realtà per anni avevo svolto senza sapere: immaginazione attiva indiretta e diretta partendo  dai sogni!

In seguito alla pubblicazione iniziarono anni intensi di lavoro, fu un periodo molto importante per la mia crescita professionale ed non trovai più il tempo per dedicarmi alla trascrizione di sogni e immagini, sebbene questi continuassero a manifestarsi. Li ricordavo, ma non li registravo accuratamente e soprattutto non li disegnavo e questo fu così fino al 2013 momento in cui ripresi con cura l’attività ma solo con la registrazione di sogni intensi e vividi.

Nel 2019 poi ho ricevuto in regalo il libro Tesori dall’inconscio: di nuovo immaginazione attiva!

Tra il 2019 e il 2020 sollecitata dallo stato della gravidanza che ha intensificato l’esperienza onirica rendendola più vivida, e dalle forte ondate emotive  legate al Covid-19 e ai successivi accadimenti ad esso correlato, ho ripreso la  trascrizione costante dei sogni correlati dai disegni delle immagini interiori.

E proprio ripartendo da me e riflettendo su questo momento attuale in cui si è manifestato Covid-19, mi sono chiesta: come ognuno di noi potrebbe iniziare e proseguire e attivare un dialogo anche al di fuori di una psicoterapia senza perdersi nelle immagini dell’inconscio, ma ristabilendone le proprietà autoregolatrici?

Eccomi qui a presentare, a partire da settembre 2021, il  LABORATORIO SOGNI E IMMAGINAZIONE ATTIVA, nato dall’unione delle mie COMPETENZE di psicologa analitica e studiosa del simbolico e della mia ESPERIENZA  personale con l’immaginazione attiva.

Il laboratorio nasce dal desiderio di mantenere questo spazio prima di tutto per me stessa e non perdere il valore recuperato di questo ultimo anno, e da qui, volere condividere una spazio e una modalità di incontro con sé.

Il laboratorio desidero sia un momento settimanale di incontro aperto a tutti coloro che sentono il desiderio di creare uno spazio dentro di sé per un ascolto da dentro, a partire dai sogni e attraverso l’ARTE come mezzo.

Il LABORATORIO infatti vuole essere UNO SPAZIO-TEMPO PER SE STESSI, una POSSIBILITA’ DI UN’ESPERIENZA NUOVA, una POSSIBILITA’ DI CONOSCERSI ATTRAVERSO UN PUNTO DI VISTA INTERNO (SOGNO) SENZA ASPETTATIVA, senza GIUDIZIO, senza OBIETTIVI.

Il laboratorio si svolgerà in presenza, nella Community Art Gallery  – AOT  – Arte Oltre Torrente.

La scelta di uno spazio fuori dall’ambito clinico è appunto legato al desiderio di  aprire la possibilità a tutti di una connessione con sé a partire da sé, puntando sulla capacità autoregolatrice della totalità psichica.
La scelta è una Community Art Gallery perché trasversale a ogni età e il laboratorio è un’esperienza d’arte al servizio del Sé.

Se Conoscere è fare esperienza, FARE CON LE MANI, IN SILENZIO, INSIEME OGNUNO IN SE STESSO, il laboratorio è lo spazio-tempo dove essere.

Quando parlo di ARTE uso nella sua definizione etimologica dalla radice ariana ar- che in sanscrito significa “andare verso”, ed in senso traslato, adattare, fare, produrre.

Con l’uso dell’arte e dell’immaginazione attiva indiretta, come abbiamo detto, l’io non è messo a confronto con l’inconscio direttamente ma con l’espressione plastica e figurativa di esso e quindi è una via morbida per iniziare ad approcciare a sé.

Non è necessario avere abilità tecniche o pittoriche in campo artistico ma è sufficiente avere voglia di mettersi in gioco. Non serve portare alcun materiale, ma solo presentarsi con un sogno.

Aggiungo alcune ultime precisazioni sull’immaginazione attiva, prima di concludere. Essa quando è eseguita in maniera attenta e rispettosa:

  • Immmaginazione attiva non rappresenta una fuga dalla realtà esterna, ma al contrario ci aiuta ad accettarla in uno stato di consapevolezza maggiore e maggiore armonia fornendoci chiave per trovare orientamento e senso nella vita.
  • Ci rende più disponibili e attenti verso ciò che di solito trascuriamo di fare.
  • Immaginazione attiva mira a una completa accettazione di ciò che noi siamo, con tutte le incapacità e difetti, ma anche un ampliamento della personalità, nella scoperta di altre parti che noi siamo senza saperlo.

Dopo aver citato Morin e Jung, due grandi fari di questa mia vita, vorrei chiudere con un omaggio a Franco Battiato, altro grande punto di riferimento sia come uomo sia come artista che mi ha dato molto.

La foto, presa da Repubblica Parma, è del concerto che ha fatto a Parma del 23 luglio 2015 a cui ho partecipato e di cui ho un ricordo meraviglioso.

Ecco questo credo sia quello che tutti dovremmo fare!

Con l’augurio di vedervi al laboratorio anche solo per passare a vedere com’è, con la voglia di creare qualcosa per voi stessi: uno spazio di incontro con voi stessi!

Grazie a chi è stato partecipe in diretta all’evento!

Per info sul laboratorio scrivere a Info@francescavioli.it

 

Note
[1] Morin,  E.,  (1988).  Scienza  con  coscienza.  Milano:  Franco Angeli, Milano, pag. 198
[2] Morin E., (1982). Science avec conscience. Science. Lecerclepoints. Paris
[3] Lo psicologo analista Carl Gustav Jung definisce il sé (Selbst) come la totalità psichica rispetto a cui l’io, la nostra parte cosciente, è solo una piccola parte. Il sé come totalità è indescrivibile e non si può separare dall’immagine di Dio. Esso si presenta come una personalità superiore (re, eroe, profeta, Buddha, Cristo, eccetera) o con simboli di totalità (quadrato, cerchio, sfera, croce, mandala) rappresenta infatti una sintesi degli opposti e può apparire come l’unificazione dei contrari (come il tao). Egli ritiene che compito dell’attività analitica sia quella di istituire un rapporto gerarchico tra sé e io, tra la totalità e la parte, in grado di soddisfare le condizioni per una ripresa del movimento evolutivo che lui chiama “individuazione” e che era stato arrestato dalla nevrosi conseguente a un irrigidimento delle istanze dell’Io rispetto ai bisogni individuativi del sé. (Von Franz)
[4] –Il pensiero è la funzione che l’individuo utilizza per l’approccio alla realtà interiore ed esteriore. Il pensiero è tutto a disposizione della coscienza  ed è la funzione del giudicare mediante procedimento logico. E’ ovviamente razionale
–Il sentimento  è la funzione del valutare il segno positivo o negativo del legame affettivo che l’Io stabilisce con gli oggetti del mondo esterno. E’ razionale perché si esprime tramite giudizi di valore
-la senzazione è la funzione del sentire, cioè il mettersi in rapporto al mondo mediante le impressioni sensoriali. La sensazione ci dice che nell’ambiente c’è questo o quell’oggetto. E’ irrazionale perché entra in atto senza alcun intervento della ragione, non da giudizi.
–l’intuizione  è la funzione che permette di prevedere tramite procedimento logico lo sviluppo di relazioni fra gli oggetti, senza che la realtà del momento fornisca elementi sufficienti. E’ la possibilità di avvertire lo svolgimento dei processi. E’irrazionale perché non si esprime tramite giudizi.
Ogni funzione può divenire la principale ma le due razionali sono sempre opposte alle due irrazionali. La funzione che viene usata di più è chiamata dominante ed è accompagnata da una funzione compatibile detta ausiliaria. Le funzioni contribuiscono a formare i tipi psicologici che sono microscopicamente divisi in:
–introverso: proiettato verso l’interno, il Sé, il proprio intimo
–estroverso: proiettato verso l’esterno, il sociale
[5] Vera imaginatio (Jung Rosarium Filosophorum): forza immaginazione vera e propria, evocazione attiva delle immagini interne , secondo natura che non gioca o fantastica con i suoi oggetti, ma cerca di comprendere i dati interni ad imitazione fedele di natura. Questa si chiama opus.
Il segreto essenziale dell’arte sta nascosto nello spirito umano: nell’inconscio, nell’irrazionale, nell’ignoto.
Immaginare è un attività anche fisica, imaginatio è estratto concentrato delle forze ive corporee quanto dell’anima. Ad imitazione fedele della natura.
[6] Sogno come attività di imaginatio che è sintesi di forze corporee e dell’anima.
[7] Il sé può essere definito un principio interiore di guida, distinto dalla personalità conscia, e tale che può essere individuato solo tramite l’interpretazione dei sogni dei vari soggetti. I sogni dimostrano che esso è il centro regolatore che determina la maturazione e l’espansione costante della personalità. Ma questo elemento così ampio, in cui sembra incentrarsi quasi la totalità della psiche, si rivela, a tutta prima, solo come una possibilità innata. Può emergere lentissimamente, o può svilupparsi, in maniera relativamente completa, solo nel corso dell’intero ciclo vitale del soggetto. Fino a che punto, in concreto, esso possa svilupparsi dipende dalla circostanza che l’ego sia, o meno, disposto a seguire i messaggi che gli giungono dal sé.» (Marie-Louise von Franz)
[8] Caso di Anna Marjula The healing influence of active immagination in a specific case of neurosis.
[9] Libro Rosso di Jung (2009)

Nella cornice nazionale del Festival della Complessità 2021, festival a Km Zero alla sua XI edizione dal titolo Tra certezze e incertezze, Associazione Speira, promuove l’evento Dialogare con l’irrazionalizzabile. Dialogo conscio.inconscio. 

Edgar Morin parlando di pensiero complesso individua alcuni punti fondamentali tra cui dialogare/lavorare con l’irrazionalizzabile.

L’incontro tratterà del dialogo con l’irrazionalizzabile in particolare trattando il dialogo conscio.inconscio attraverso i sogni, l‘immaginazione attiva junghiana e l’arte.

Il Festival è a Km Zero e l‘evento gratuito.

Sarà svolto via Zoom.

Obbligatoria la prenotazione attraverso piattaforma: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-dialogare-con-lirrazi…

o scrivendo a info@francescavioli.it dal form sul sito www.francescavioli.it

L’evento sarà registrato e sarà possibile la visione della registrazione.